Un patto per la Vita

Dopo una lunga carriera nell’Arma dei Carabinieri, Angelo Capoccia è approdato all’attività consulenziale ed industriale, ma sempre mantenendo un approccio etico, impegnato, responsabile.

festa arma angelo capoccia Angelo Giovanni Capoccia insieme al Comandante Generale dell'Arma e ad un altro alto ufficiale, 2006.

La sua attività altalena fra il sostegno alla commercializzazione — ma soprattutto all’internazionalizzazione — delle aziende di dimensioni medio-piccole, soprattutto radicate al Sud della penisola, con un impegno sociale ed umano ammirevoli.

Lo abbiamo visto in prima linea spingere i prodotti di qualità superiore italiani per affrontare nuovi e difficili mercati, per far conquistare loro il posto che meritano nella audience europea, ma lo abbiamo altresì visto partecipare dei drammi legati al fenomeno della migrazione epocale dall’Africa verso l’Europa, facendosi testimone di un abbraccio umanitario, un sostegno solidale verso una folla di esseri umani che, in ogni modo e con ogni mezzo, tentano di abbandonare il Continente Nero per rifugiarsi nel Vecchio, per assaporare la democrazia e la qualità della vita che ritengono di non poter mai raggiungere nella loro terra natale.

E quindi ecco Angelo in prima linea, caricarsi della Croce costruita con i legni delle barche usate dai migranti, riportare questo segno carico di storie e di gridi disperati di aiuto — in giro per le nostre terre, con la benedizione papale.

papa francesco croce lampedusa Il Santo Padre, Papa Francesco, mentre benedice in Vaticano la Croce di Lampedusa

Domanda: Angelo Capoccia, è il momento di fare il punto sulla sua lunga carriera. Partiamo dall’iniziativa della Croce dei Migranti. Ce la vuole raccontare dal suo punto di vista? Cosa ha significato per lei questa iniziativa?

AGC.: La storia della Croce di Lampedusa nasce in un momento molto delicato della mia vita, sono stato sempre credente e praticante, uomo di chiesa, da ragazzino ho sempre fatto il cirichetto ed ero sempre a disposizione del Signore.

Un giorno, precisamente il 2 ottobre di qualche anno fa — giorno dei Santissimi Angeli Custodi — vengo investito con la mia moto in un incidente stradale frontale a cui sono sopravvissuto quasi per miracolo. Ricoverato in codice rosso all’ospedale Sandro Pertini di Roma, vengo sottoposto a tutti gli accertamenti del caso (Tac, raggi, lastre, ecc) — da premettere che fino a quel momento non avevo mai sofferto di alcuna malattia, o almeno così credevo.
Alle 4 di mattina viene da me il primario e con aria molto seria mi informa che avevo un cancro di 8 cm. Al rene sinistro. Da quel momento mi è crollato il mondo addosso, e mi è cambiata la vita. Appena dimesso, ho voluto trascorrere una settimana in ritiro spirituale a San Giovanni Rotondo, dove ho pregato intensamente San Pio in previsione del delicato intervento chirurgico al rene a cui sarei stato sottoposto da lì a poche settimane.

Dopo essere stato operato da un luminare, il Professor Gallucci che mi ha salvato la vita, incontrai in Vaticano, nel mio percorso spirituale, alcuni volontari della Croce di Lampedusa — croce realizzata con i resti dei barconi dei migranti morti nel Mar Mediterraneo, benedetta da Papa Francesco dicendo: "Portatela ovunque".

angelo capoccia croce lampedusa intervista Angelo Givanni Capoccia con la Croce di Lampedusa, intervistato dal TG2.

L’incontro con "quella" Croce è stato per me un significativo contatto con le persone sofferenti e bisognose. Divenni da subito responsabile del Lazio della Croce di Lampedusa.

E così la accompagnai in alcune basiliche e chiese di Roma, tra cui la Basilica di San Vitale e a Trastevere, nella Basilica di Santa Maria. All’Aquila e in Puglia — la mia terra di origine.

Questa esperienza di volontariato e di profonda spiritualità mi ha segnato nel profondo, e resta una delle pagine più belle ed emozionanti della mia vita.

Domanda: Invece sul piano delle attività più squisitamente commerciali, vediamo che lei, oltre ad essere un grande esperto di sicurezza, motivo per cui è molto ricercato, ha iniziato invece a promuovere alcune aziende, ed alcuni prodotti di qualità superiore, in Europa — principalmente — ma anche nel mondo. Ha una rete diffusa di contatti che sta sfruttando? Come?

Al Bano e Angelo Capoccia Nella tenuta di Al Bano vengono prodotti vini e altri prodotti prgiattisimi che Angelo Giovanni Capoccia promuove a livello internazionale.

AGC.: Io nasco per la sicurezza nelle sue varie declinazioni, da quella informatica a quella del management security, coordinando servizi di vigilanza tra i quali quello all’interno dello Stadio Olimpico in occasione del Torneo internazionale di Rugby svolto negli ultimi tre anni.
Sono stato responsabile della sicurezza del “Circolo Antico Tiro a Volo” di Roma, frequentato come è noto da professionisti di spicco e da alte personalità Istituzionali.

Attualmente sono responsabile della sicurezza di una grande multinazionale e di una importante famiglia di imprenditori di Roma di cui, per ovvi motivi di privacy, non posso fare il nome.

Nel settore commerciale, ho collaborato con alcune Ambasciate estere — Albania, Marocco, Romania e Kazakistan — occupandomi dell’internazionalizzazione del Sistema Paese, ovvero promuovendo le nostre Aziende con i loro prodotti di eccellenza all’estero, con risultati davvero interessanti, soprattutto nel settore agroalimentare. Un impegno a tutto tondo di cui ho scritto, come autore, anche nel Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo, opera pubblicata nel 2014, che vede il Saluto in apertura dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Ho inoltre dato vita ad un Consorzio di Aziende italiane nel Mondo il cui obiettivo primario è quello di far conoscere e valorizzare le specialità del Belpaese in ogni angolo del mondo; un progetto che mira altresì ad incentivare l’export nostrano che, secondo le previsioni degli esperti, nel 2020 dovrebbe superare la cifra di 50 miliardi di euro.

Domanda:Ritorniamo alla sua lunga carriera nell’Arma. C’è un evento che ci interessa approfondire, fra gli altri: cosa è questo incontro, con respiro gastronomico, fra tutti i Comandanti Generali dei reparti di Polizia militare del mondo, che lei si è trovato ad organizzare a Palazzo Barberini alcuni anni or sono? Ce ne vuole parlare? Quale era il fine dell'allora Ministro della Difesa Ignazio La Russa che lo promosse? Cosa si mirava ad ottenere, oltre al grande prestigio che un evento come questo comporta?

festa arma organizzata Angelo Capoccia Uno dei ricevimenti di gala organizzato da Angelo Giovanni Capoccia come Responsabile della Mensa del Circolo Ufficiali del Comando Generale dell'Arma.

AGC.:Grazie per questa domanda che mi permette di parlare di una tappa fondamentale del mio percorso professionale militare. In effetti si trattava del Summit dei Comandanti Generale delle Forze Armate del mondo che si riunirono a Roma per discutere sulla sicurezza nel mondo. Mesi prima, il mio curriculum e la mia proposta di menù per quell’evento — ricordo che ero responsabile del Circolo Ufficiali e della Mensa del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri — arrivarono al Ministro La Russa che ne apprezzò non solo la qualità e quantità delle derrate per il prestigioso ricevimento con oltre 300 illustri ospiti, ma soprattutto la possibilità — in tempi che precedevano la spending review — di risparmiare in ambito di pubblica amministrazione. E tutto questo fu da lui stesso evidenziato pubblicamente per l’orgoglio di un evento di prestigio a cui avevo ampiamente collaborato: qualità — ma anche attenzione a non sperperare denaro pubblico. Per me questo evento, e questo riconoscimento, furono tra le più importanti soddisfazioni professionali e morali della mia vita.

Domanda:Grazie a tutte queste sue molteplici attività, lei ha quindi potuto creare una sua rete di legami e di contatti basati sulla stima e sull’apprezzamento delle sue doti professionali con persone di notevole caratura professionale in quasi ogni continente, è così?

Il filmato della manifestazione argentina.

AGC.:Effettivamente è stato così, perché grazie a tutte queste attività di respiro internazionale e a tante belle persone che ho potuto conoscere nei miei viaggi di lavoro, oggi posso promuovere le nostre Aziende e i loro prodotti di eccellenza nel mondo. E qui ne ricordo solo alcuni: ho avuto il piacere di interagire con l’Ambasciatore del Marocco in Italia Hassan Abouyoub, che ogni anno mi onora del suo invito alla Festa del Trono del Marocco; il mio pensiero grato va anche alla stimatissima Ambasciatrice d’Italia a Buenos Aires, Teresa Castaldo, che mi onorò del suo invito in Ambasciata in occasione della Festa della Repubblica Italiana dove, come manager del tenore Giuseppe Gambi, per il grande ricevimento con un parterre selezionatissimo di oltre 1000 invitati italo-argentini, portai l’Inno degli Italiani nel Mondo, “Italia Patria Mia”.

E come non ringraziare l’Ambasciatore d’Albania in Italia, nonché insigne archeologo, Neritan Ceka? L’Albania, come sappiamo, è un Paese in forte crescita, con un flusso di imprenditori italiani che lì stanno investendo con grande soddisfazione, ed è proprio a Tirana che organizzai con alcuni imprenditori italiani una Cena solidale per Amatrice, ad un anno dal terribile terremoto dell’agosto 2016.

Fu una cena densa di sentito pathos per quel dramma che aveva colpito tanti nostri connazionali, e che aveva devastato un’ampia area del nostro Paese che ancora fatica a rialzarsi, e a cui partecipò una straordinaria artista internazionale di origini albanesi, grande pianista e concertista famosa in tutto il mondo, Aksinja Gioia, carissima amica cui esprimo ancora una volta tutta la mia più profonda stima e ammirazione.

Algelo Capoccia e ambasciatore marocco
Angelo Giovanni Capoccia insieme all'Ambasciatore del Marocco, Hassan Abouyoub.

Domanda: Tra tutte queste luminose situazioni che l’hanno vista impegnata specie in campo sociale, solidale e umanitario, c’è anche una vicenda giudiziaria che in passato l’ha riguardata ― mi perdoni se entro nel delicato argomento ― e che ha rischiato quasi di invalidare tutto l’impegno che lei ha profuso in questi anni per costruire eventi positivi e impegnarsi per valorizzare il nostro Paese e i valori in cui crede. Ritiene di parlarcene?

AGC.:Certo!, nella mia vita ho fatto sempre del bene al mio prossimo, è proprio nel mio dna. Ecco perché il Signore mi ha premiato, salvandomi, dopo il cancro che ho avuto e superato, proprio quando pensavo di morire.

Ed eccomi qua, a raccontare questa spiacevolissima storia capitatami tanti anni fa, e di cui non ho nulla da nascondere per il mio modo di essere e di vivere sempre alla luce del sole. Parlano per me i miei cristallini 35 anni di servizio nell’Arma dei Carabinieri al Comando Generale, e non è cosa da tutti, perché per lavorare al Comando Generale — come si sa — bisogna essere più che cristallini e di specchiata morale. Nella mia lunga carriera nell’Arma ho ricevuto “Note caratteristiche eccellenti”, encomi ed elogi, tutti documentabili. 35 anni in cui sono stato sempre ben visto da tutti, a partire dal Comandante Generale fino ai Carabinieri semplici, essendo io sempre stato disponibile con tutti, e non ho mai avuto problemi con la legge. Poi succede che all’improvviso si palesi un tristo figuro, un mio compaesano che, conoscendo la mia bonaria attitudine ad aiutare il prossimo, sempre disponibile e pronto a commuovermi di fronte ad un padre che chiede aiuto per suo figlio, e purtroppo mi ritrovo invischiato senza neanche sapere come, accerchiato in una trappola giudiziaria che, per sua malevola intenzione, ha rischiato di devastare la mia esistenza sempre cristallina.

Per grazia del Signore, questa perfidia che è stata tramata alle mie spalle, con mia grande delusione e dispiacere — e che ha minato ulteriormente la mia salute — è avvenuta quando io ero già stato riformato dall’Arma dei carabinieri a causa del cancro che mi era stato diagnosticato. Non oso pensare, infatti, che danni terrificanti mi avrebbe potuto creare questo figuro, come probabilmente era nelle sue intenzioni, se ancora fossi stato in servizio. Naturalmente, ho tutte le carte che dimostrano che non ho carichi pendenti. Ma il dolore profondo resta dentro di me, ancora incredulo, e sicuramente affido tutto questo ingiusto dolore che mi è stato inferto alla giustizia divina e ai Suoi disegni.

angelo capoccia certificato penale Angelo Giovanni Capoccia ci mostra il suo certificato penale.
angelo capoccia carichi pendenti Angelo Giovanni Capoccia: certificato carichi pendenti.

Domanda: Bene. Come mostrano le carte, quindi, e al di là della brutta vicenda personale, agli atti lei risulta persona assolutamente immacolata. Come ex-carabiniere deve aver però sofferto non poco. Ha ricevuto sostegno e incoraggiamento dai suoi ex colleghi?

angelo capoccia con carabiniera Angelo Giovanni Capoccia: "Mantengo ottimi rapporti con i miei colleghi".

AGC.: Intanto non sono ex, ma sono orgoglioso Carabiniere a vita, anche se in pensione, perché come ci dicevano i nostri Superiori quando ci formavano, “Carabiniere lo si è per tutta la vita”, perché gli alamari sono cuciti sulla pelle per sempre, ed io ne sento profondamente l’onore e l’orgoglio di un’appartenenza responsabile e consapevole.

Chi mi ha conosciuto sa di cosa sto parlando…. Sì è vero, questa vicenda mi ha fatto soffrire e ancora oggi soffro tanto, perché ritengo di non aver meritato tutto questo. A tutt’oggi però frequento i miei Comandanti Superiori, alcuni ancora in servizio, altri in pensione, e mi chiedono continuamente di collaborare con loro sulla sicurezza e sull’internazionalizzazione del Sistema Paese.

E mi lasci aggiungere convintamente: Viva l’Arma dei Carabinieri, “fedele nei secoli”, a cui ho dato e darò tutta la mia vita in un Giuramento serissimo ed eterno.

Domanda: La sua esuberanza, anche durante questa discussione-intervista, ci porta a chiederle: che progetti ha nel futuro? Come intende incanalare tutta questa forza vitale che sente fluire nelle sue vene, nei prossimi mesi ed anni?

AGC.: I miei progetti nel futuro sono sempre gli stessi, ovvero la prima cosa è curarmi nella salute, perché se non c’è quella non c’è niente da progettare. E poi, dopo i contrattempi della vita che le ho raccontato, sono molto cambiato: sono sempre disponibile per il prossimo che mi chiede aiuto, e cerco ancora di fare del bene ma con molta più attenzione e valutazione delle persone e situazioni. Ho perso quella sorta di "innocenza" che mi portava immediatamente a fidarmi di tutti e che, tranne questa volta, mi ha dato tanto calore umano e riconoscimenti unanimi. Ah!... dimenticavo… ogni anno a Natale mi adopero instancabilmente a livello volontario per partecipare ad organizzare il Pranzo solidale per e con i poveri, i tanti pazienti dell’Istituto Nazionale Salute Migrazioni e Povertà presso l’Auditorium della Comunità di Sant’Egidio, a Roma. Ogni anno attivo e coinvolgo le decine di Aziende gastronomiche amiche, sparse su tutto il territorio nazionale, ed ogni volta mi commuove vedere quanta Provvidenza arriva su quel buffet per 400 persone indigenti, grazie anche alla mia rete di rapporti di stima con gli imprenditori che con gioia e senso di fraternità e solidarietà aderiscono.

E per chiudere in bellezza quell’evento solidale, mi travesto da Babbo Natale — per donare momenti di gioia distribuendo i doni a tutti i bambini presenti. Bambini che fanno parte delle famiglie di pazienti dell’Istituto, ma che più significativamente fanno parte della grande famiglia umana.

angelo capoccia travestimento babbo natale Angelo Giovanni Capoccia travestito da Babbo Natale.
angelo capoccia travestimento babbo natale Angelo Giovanni Capoccia (Babbo Natale) con il Comandate.

12 dicembre 2018

by Redazione




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